Se è vero che tutti noi incontriamo difficoltà nel corso della vita, è altrettanto vero che ognuno di noi reagisce in modo differente quando si trova di fronte ad un problema; Epitteto (cit. in J. Holmes, 1994) riteneva che “Gli uomini non sono tanto disturbati dalle cose quanto dalla loro percezione delle cose”.
Per quale ragione alcune persone vivono con paura, sfiducia o ansia situazioni di vita che per altri non rappresentano particolari ostacoli?
Per rispondere a questa domanda possiamo rifarci all’opera di John Bowlby (1907 – 1990), grande psicologo e psicoanalista inglese che ha elaborato la Teoria dell’Attaccamento.
La Teoria dell’Attaccamento prevede che quando ci si confronta con un evento minaccioso (una separazione, una malattia, un lutto…) si cerchi la vicinanza della persona che per noi rappresenta la sicurezza e la protezione. Per Bowlby questa persona è la “figura d’attaccamento”.
Nei suoi lavori Bowlby afferma che tutti noi rileggiamo e interpretiamo le difficoltà che incontriamo in base al personale bagaglio di esperienze relazionali fatte nel corso della vita: se nel corso della mia vita, in particolar modo nella prima infanzia, ho fatto esperienza di relazioni buone e rassicuranti, avrò probabilmente un’idea di me come meritevole di amore, protezione e cura; nel caso contrario, è molto probabile che pensi di non essere degno di affetto e protezione.
Queste prime esperienze di vita si mantengono nel tempo e formano la percezione che abbiamo di noi stessi e delle nostre relazioni passate, presenti e di quelle che immaginiamo per il futuro.
E’ la percezione che una persona ha dell’adeguatezza delle proprie relazioni (“Sono completamente solo” piuttosto che “Posso contare sulla mia famiglia”) come anche la percezione dell’adeguatezza di se stesso (“Sono uno stupido, sbaglio sempre tutto” piuttosto che “Sono capace, posso farcela”) ad influenzare la capacità di pensare di poter affrontare con successo le difficoltà piuttosto che ritenere di non avere la possibilità di superare i momenti critici.
Da quanto detto, è chiaro che non è tanto l’evento che viviamo a preoccuparci e farci soffrire quanto l’interpretazione che ne diamo noi stessi.
Bowlby afferma che il comportamento d’attaccamento caratterizza l’essere umano per tutta la vita chiarendo così che il bisogno di vicinanza e protezione non riguarda solo i bambini. Tutti gli esseri umani, di ogni età, sono felici e in grado di utilizzare al meglio le loro competenze, con il maggior vantaggio possibile, quando sono sicuri che dietro di loro ci siano una o più persone che li possano aiutare in caso di difficoltà. La persona fidata fornisce una base sicura su cui appoggiarsi per potere agire.
La psicoterapia, approfondendo le radici della percezione negativa di sé, è orientata ad aiutare il paziente a modificare la bassa autostima rendendolo progressivamente in grado di aumentare la fiducia in se stesso e di ricercare relazioni gratificanti e rassicuranti.
Bibliografia:
– John Bowlby (1988) “Una base sicura – Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento” – Raffaello Cortina Editore – Milano (1989).
– Jeremy Holmes (1993) “La teoria dell’attaccamento – John Bowlby e la sua scuola” – Raffaello Cortina Editore – Milano (1994).
– Jeremy Holmes (2001) “Psicoterapia per una base sicura” – Raffaello Cortina Editore – Milano (2004).
– Grazia Attili (2007) “Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente” – Raffaello Cortina Editore – Milano (2007).